Tre immagini per comprendere il Vangelo: fango, fuoco e nuvola
Oggi mi hanno colpito tre elementi molto concreti che emergono dalle letture: il fango, di cui parla il libro di Geremia; il fuoco, che Gesù dice di essere venuto a portare sulla terra; e la nuvola, quella moltitudine di testimoni evocata nella Lettera agli Ebrei. A partire da queste immagini voglio raccogliere qualche riflessione, perché ci aiutano a leggere il Vangelo e la nostra vita.
Il fango: ciò che blocca e fa morire
Il fango è la sorte di Geremia, gettato in una cisterna senz’acqua per zittirlo. La sua parola era scomoda: diceva a Gerusalemme di arrendersi invece di combattere, e per questo viene considerato un profeta di sventura, uno che porta il male anziché la pace. Lo mettono nel fango per farlo tacere.
Il fango è immagine di ciò che ci blocca, che ci imprigiona, che ci toglie vita. Mi impressiona il comportamento del re Sedecia: avrebbe il potere di fare giustizia, e invece si lava le mani, lasciando che Geremia muoia di fame. È un’immagine forte di impotenza e indifferenza.
In mezzo a questa situazione emerge Ebedmelec, un servo, uno che apparentemente conta poco, ma che si accorge del pericolo di Geremia e interviene per salvarlo. Questo mi fa pensare a quanto oggi ci sia tanto fango nel mondo: guerre che soffocano, fame che uccide, ingiustizie che immobilizzano. E spesso anche noi ci sentiamo impotenti, ma possiamo almeno alzare la voce, richiamare l’attenzione, come ha fatto Ebedmelec.
Il fuoco: energia e vita che costano il dono totale
Gesù dice: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso”. Parole forti, che suonano quasi violente, soprattutto quando aggiunge che non porta pace ma divisione. Che cosa significa questo fuoco?
Non è un fuoco che distrugge, ma che dà energia, luce, calore. È la vita nuova che nasce dalla sua morte e risurrezione. Quando Gesù parla del “battesimo” a cui deve sottoporsi, parla proprio della sua croce: per accendere questo fuoco deve passare attraverso la morte. È il prezzo del dono totale di sé.
Questo crea divisione perché scandalizza: il pensiero che per amare fino in fondo occorra dare la vita è duro da accettare, anche per i discepoli. Eppure Gesù ce lo mostra con la sua testimonianza: il fuoco della fede, della carità, della speranza si accende solo attraverso il dono completo, senza riserve. Questo fuoco è la forza che trasforma il mondo.
La nuvola: la comunione dei testimoni che ci sostiene
Il terzo elemento è la nuvola di testimoni di cui parla la Lettera agli Ebrei: una moltitudine che ci circonda e ci incoraggia nella corsa della vita. Non siamo soli: davanti a noi c’è Gesù, e attorno a noi ci sono uomini e donne che hanno vissuto la fede, anche senza vedere subito il compimento delle promesse.
Questa immagine è bellissima: siamo una comunità in cammino, una folla che si avvicina al Signore per ricevere il dono più grande, la vita eterna. Come dice il Vangelo di Giovanni, Gesù accoglie tutti, non respinge nessuno, e a tutti offre la risurrezione.
Pensare a questa nuvola mi consola: non corro da solo, ma insieme a tanti testimoni – anche quelli più piccoli, quelli che sanno amare con semplicità, senza pesi inutili. Sono loro che ci insegnano a vivere liberi per donare la vita, proprio come Gesù.
Conclusione: Ringraziamo per il fuoco che dà vita
In questa domenica di agosto ringrazio il Signore per questi tre segni: il fango che mi ricorda le prigioni e le immobilità da superare; il fuoco che lui accende nel cuore, fuoco di carità, di vita, di relazioni nuove; la nuvola di testimoni che mi accompagna nella corsa.
Siamo qui non per il caldo del sole, ma per accendere dentro di noi il fuoco dell’Eucaristia, della Parola, del Pane e del Vino che sono il corpo e il sangue del Signore. Che lui ci dia forza per deporre i pesi e correre con libertà verso la sua Pasqua.