Mercedes e Microsoft sono al lavoro per garantirci di poter lavorare e partecipare a una riunione anche mentre siamo al volante, regalando ai nostri colleghi l’imperdibile vista del nostro mezzo busto sul sedile del conducente.
La notizia sembra sciocca ma, forse, la dice lunga su dove stiamo andando e su chi comanda tra tecnologie, regole e buon senso.
La sigla e ne parliamo.
[SIGLA]
Su alcuni modelli Mercedes-Benz di prossima vendita, i conducenti non dovranno più scegliere se guidare o lavorare o, almeno, lavorare con potenzialità ridotte.
A differenza di quanto accade oggi, infatti, Teams, l’app di videoconferenza di casa Microsoft consentirà al guidatore di continuare a trasmettere il proprio video anche a vettura in movimento mentre l’intelligenza artificiale di Copilot si metterà al suo servizio per riassumergli vocalmente mail o documenti, consentirgli di gestire l’agenda, scrivere e inviare messaggi.
Unica limitazione, per quel che se ne sa, il conducente – vien da dire per fortuna – non potrà vedere sullo schermo dell’auto il video della riunione, né altri contenuti condivisi.
Secondo Mercedes l’obiettivo è quello “di trasformare il veicolo in un terzo spazio di lavoro, complementare all'ufficio e all'home office".
Mani sul volante, occhi dentro la telecamera e cervello diviso a metà tra la strada e l’ufficio insomma.
Ed è a questo punto che questa storia, forse, diventa meno stupida di quanto non possa sembrare a prima lettura e suggerisce qualche domanda.
Siamo certi che sotto il profilo della sicurezza aumentare le possibilità di smart working di chi è alla guida sia una buona idea?
E siamo certi che aggiungere un rettangolo con il volto del conducente a quelli che popolano gli schermi di una videoconferenza di lavoro sia uno sviluppo tecnologico tanto essenziale e capace di fare davvero la differenza in termini di produttività?
E con esso aumentare a dismisura la quantità di dati personali che, inesorabilmente, lasceranno l’abitacolo dell’automobile per finire in mondovisione?
Ma considerazioni analoghe valgono per l’idea di consentire a chi sta guidando di occupare parte della sua attenzione – ieri avremmo detto di distrarsi - facendosi leggere e scrivere mail dal proprio assistente virtuale.
Sono anni che le donne ci dicono che, noi uomini, sappiamo fare una cosa per volta.
E se una delle due è guidare, per una volta, forse, non è neppure detto che sia un’idea tanto sbagliata e un limite così tanto inaccettabile.
Scherzi e battute a parte, il dubbio che mi è venuto alla seconda lettura di una notizia che, alla prima, mi era scivolata addosso come una dette tante idee più o meno indovinate o sbagliate di marketing tecnologico è che abbiamo davanti un esempio plastico di come lo sviluppo tecnologico tenda a plasmare la nostra vita imponendosi su qualsiasi altra regola figlia di un Parlamento o del buon senso.
Io, ad esempio, non sono affatto convinto che una macchina in movimento possa e debba diventare, addirittura per il conducente, una nuova postazione di lavoro ma, in ogni caso, non credo che a decidere se sia così o meno possa e debba essere il mercato.
Certo potremmo raccontarci la solita storia secondo la quale la tecnologia si limita a abilitare comportamenti che poi sta ai singoli decidere se tenere o meno e ai Parlamenti e ai Governi se permettere o vietare.
Ma, appunto, si tratterebbe solo di una storia un po' ipocrita e un po’ autoassolutoria.
La verità è una volta che certe tecnologie sbarcano sul mercato poi impongono comportamenti e plasmano il modo in cui viviamo nel silenzio delle regole del diritto che non fanno in tempo a governarli, contro le regole che eventualmente già esistessero, al posto delle regole del buon senso.
Mettere in fila le ragioni del no a un’idea del genere – che si guardi alla sicurezza stradale, ai profili di privacy e confidenzialità delle informazioni inerenti alle cose del lavoro, alle questioni assicurative sia sul versante della circolazione che degli infortuni lavorativi e tanto tanto di più – a me sembra più facile che fare lo stesso esercizio con le ragioni del si.
Ma sono certo che per qualcuno è vero il contrario.
E però, la domanda del caffè è, che sia più facile identificare le ragioni del si o quelle del no, farlo, a chi tocca?
Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!