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Vi ricordate il finto Ministro della difesa Guido Crosetto al telefono con improbabili ma verosimili richieste di esosi prestiti al Governo italiano per gestire emergenze legate alla sicurezza nazionale? Qualcuno ci è caduto, qualcuno, per fortuna, si è insospettito e si è fermato in tempo.
Ora un allarme su truffe analoghe rimbalza addirittura dal Federal Bureau of Investigation, la famosa FBI.
La sigla e ne parliamo.


L’avviso è il numero I-051525-PSA del 15 maggio 2025, l’altro giorno.
La carta intestata è quella del Federal Bureau of Investigation.
L’oggetto da non sottovalutare: attenzione perché potreste ricevere un messaggio audio da chi si presenta come un funzionario del governo, magari uno che conoscete, e vi chiede di cliccare su un link o procedere a altre azioni analoghe sul vostro dispositivo.
Potrebbe trattarsi di una truffa.
La voce potrebbe non essere del funzionario in questione ma, semplicemente, un deepfake, un audio contraffatto a mezzo intelligenza artificiale e l’obiettivo dei truffatori potrebbe essere quello di accedere ai vostri dispositivi, ai vostri dati personali, ai vostri segreti per realizzare poi ogni genere di ulteriore attività criminale.
I rischi all’orizzonte, praticamente illimitati: svuotarvi il portafoglio, ricattarvi a scopo estorsione minacciandovi di rivelare al mondo i vostri segreti, arrivare a voi o ai vostri familiari, bambini inclusi, anche personalmente.
Insomma, niente, ma proprio niente, da prendere sottogamba, trascurare, sottovalutare.
Sfortunatamente è lo stesso FBI a dire che riconoscere il deepfake, distinguere l’audio contraffatto dall’originale è difficile, sempre più difficile, in maniera direttamente proporzionale all’evoluzione delle soluzioni di intelligenza artificiale, sempre più sofisticate, sempre più efficaci ma, drammaticamente, sempre più facili da usare e sempre più alla portata di mano di chiunque, ma di chiunque per davvero.
E, quindi, il più importante di un lungo elenco di suggerimenti che il FBI propone è tanto semplice quanto determinante: guai dare per scontato che ciò che sembra vero lo sia effettivamente.
Deve diventare un imperativo categorico almeno nell’universo delle comunicazioni elettroniche.
Che si riceva una telefonata, un video, un messaggio audio o di testo, dobbiamo imparare sistematicamente a interrogarci sulla sua autenticità.
Non farlo può costare carissimo.
Doverlo fare rappresenta una compressione straordinaria della nostra libertà di comunicare ma è un prezzo da pagare, un sacrificio da immolare sull’altare della sicurezza nostra e di chi ci sta vicino.
E il dubbio sull’autenticità del messaggio o della telefonata deve condurci a fare l’unica cosa che ha senso fare: verificare se chi sembra averci contattato lo ha fatto per davvero.
Un esercizio da compiere, naturalmente, usando un canale diverso da quello che è stato usato per chiamarci, per inviarci il messaggio, l’audio o il video perché quel canale potrebbe risultare compromesso, potrebbe essere caduto nelle mani del truffatore o, in qualche modo, sotto il suo controllo.
E, a quel punto, naturalmente, ci metterebbe poco a convincerci di essere davvero chi dice di essere pur non essendolo.
Il Federal Bureau of investigation, nel suo avviso, propone una serie di altri suggerimenti che vale la pena leggere e, quindi, condivido sui social il link.
Un caffe utile, spero, oggi.
Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!