Sono interessanti i dati e le percentuali di una ricerca appena pubblicata dal Pew Research Center a proposito della percezione che, in giro per il mondo, si ha dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società.
Con poche eccezioni, in generale, il fenomeno sta generando più preoccupazione che entusiasmo.
Ma, dopo la sigla, vale la pena approfondire.
[SIGLA]
Sono di venticinque Paesi diversi, anzi, diversissimi, i cittadini ai quali il Pew Research center ha chiesto se guardino all’intelligenza artificiale più con entusiasmo o con preoccupazione e, con la sola eccezione della Corea del Sud, da nessuna parte, più di tre cittadini su dieci hanno scelto l’entusiasmo.
In Italia circa la metà degli adulti si dice più preoccupata che entusiasta per la crescente presenza dell'IA nella vita quotidiana, una quota tra le più alte insieme a quelle di Stati Uniti, Australia, Brasile e Grecia.
In media il 34% si dice più preoccupato che entusiasta, il 42% prova sentimenti contrastanti e solo il 16% è più entusiasta che inquieto.
Sono dati che oggettivamente suggeriscono qualche riflessione perché raccontano, almeno, che la corsa folle verso la pandemia degli algoritmi e delle intelligenze artificiali non risponde a un sentir comune, non è un desiderio dei più, non è figlia di un entusiasmo collettivo e, anzi, preoccupa più di quanto entusiasmi.
Ma attenzione a non correre alle conclusioni.
C’è anche da considerare che la stessa ricerca suggerisce che, sfortunatamente, le persone, in giro per il mondo, sanno poco, anzi pochissimo dell’intelligenza artificiale.
I giovani più dei meno giovani ma comunque con percentuali che non superano mai la metà della popolazione dei venticinque Paesi coinvolti nella ricerca.
Nel complesso, la media mondiale indica che il 34% degli adulti ha sentito o letto molto di IA, il 47% un po' e il 14% per nulla.
Sfortunatamente sembra evidente che stiamo investendo enormemente di più nell’addestrare gli algoritmi a conoscere le persone che nell’educare le persone a conoscere gli algoritmi.
Il risultato è che che si sia entusiasti o, invece, preoccupati, l’una e l’altra percezione è poco informata, poco consapevole, poco ponderata.
È, forse, il dato più preoccupante che emerge dalla ricerca.
Siamo davanti a una rivoluzione epocale che sta determinando una trasformazione antropologica e i miliardi di persone le cui vite verranno radicalmente cambiate non ne sanno abbastanza e, quindi, non sono in condizione di partecipare consapevolmente al governo del fenomeno.
È, probabilmente, uno dei più grandi fallimenti educativi della storia dell’umanità, un fallimento che rischia di consegnare a un mercato asfittico e oligopolistico come pochi altri, il governo dell’intera società.
Numeri e percentuali da caffè amaro questo mattina.
Ma, comunque, buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!