GUERRA DI DRONI
L’incredibile ascesa tecnologica dei micro-droni nel conflitto in Ucraina
di Andrea Romoli[1]
Nell’agosto del 2022 alcuni volontari della 93ª brigata di fanteria ucraina hanno impiegato, per la prima volta con successo, un drone commerciale FPV di produzione cinese, modificato artigianalmente per sganciare una granata a mano. In quella storica giornata si sono create le premesse per una “rivoluzione dal basso” che ha cambiato per sempre il volto della guerra in Ucraina. Fin dall’inizio del 2023, a una guerra tradizionale, fatta di artiglieria, mezzi corazzati e aviazione convenzionale, si è dunque affiancata un’altra, parallela ma non meno feroce. Dal carro armato fino al singolo soldato di fanteria, tutto diventa bersaglio pagante visto che per colpire non si usa un sistema d’arma da centinaia di migliaia di euro ma un piccolo drone “7 inch” dal costo di meno di 400 dollari. Questi sviluppi sul campo di battaglia hanno rappresentato solo una soluzione parziale del problema. Sono infatti due le grandi sfide progettuali da vincere per ottenere la supremazia nella guerra dei droni che si sta combattendo nei cieli dell’Ucraina: la prima è quella di coordinare l’azione contemporanea di decine di velivoli per ottimizzare gli attacchi a stormo e la seconda è quella di mettere in sicurezza i piloti, recidendo per sempre il collegamento digitale che li lega ai loro UAV. Per vincere entrambe queste sfide, la risposta è una sola: l’impiego dell’intelligenza artificiale.
[1] Inviato della redazione Speciali del Tg2 è stato a lungo corrispondente dal teatro di guerra ucraino. Primo capitano della riserva dell’Esercito Italiano, è un veterano delle missioni in Iraq, Afghanistan, Libano, Kosovo, Albania e Bosnia dove ha lavorato nelle comunicazioni operative. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia contemporanea e sulla propaganda di guerra. È vincitore del premio “Aqui Storia” per la divulgazione televisiva e del premio “Giovannino Guareschi” per la narrativa.