Ormai la nostra immagine è tutto. È prioritaria, nel senso che è la prima cosa che appare e che ci presenta come individui. Quando ero ragazzo, negli anni 80 la chiamavano il “look”e come vi ho già raccontato e ci lavoravamo parecchio, perché soprattutto per noi giovani era un modo per autodescriverci, a noi stessi forse, prima che aglialtri. Però poi tutto finiva lì, nel senso che la nostra apparenza esteriore era funzionale alla vita reale. Camminavamo per strada e se il nostro abbigliamento, il taglio dei nostri capelli, erano “diversi” se ne accorgevano le persone reali che incontravamo. Sì, ci scattavamo delle foto, ma erano “perricordo”, da raccogliere in una scatola da scarpe che poi da anziani avremmo aperto con nostalgia. Voglio dire: il nostro modo di vestirci, di comportarci aveva impatto solo nel mondo reale, nel “qui e ora” e non “permaneva” nel tempo.