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 Secondo una accreditata tradizione storiografica (Theuli 1644), Virginia avrebbe ricevuto i primi rudimenti della pittura dal padre, anche se sembra più probabile che un insegnamento più strutturato le fosse stato impartito da Marco Tullio Montagna (Velletri, 1594 c . - 1649), un pittore della cerchia del Cavalier d’Arpino, giunto a Roma prima del 1616 e residente nella stessa parrocchia dei da Vezzo, ovvero San Nicola in Arcione (Borsoi 2011). Il perfezionamento più importante avvenne nella bottega di Simon Vouet, come aveva notato già Cassiano dal Pozzo (Anselmi 2004). Vouet era a Roma dal 1618 circa, dove, grazie a una pensione di 400 franchi concessa da Luigi XIII (Félibien 1725), ebbe modo di studiare la rivoluzione caravaggesca e di formulare un linguaggio più eclettico definito dai nuovi stilemi barocchi e un rinforzato classicismo accademico. Il risultato fu la costituzione di una nuova koinè linguistica che caratterizzò gli anni ’20 del ‘600 e le tendenze dell’Accademia di San Luca, di cui Vouet fu Principe nel 1624. Nel 1625 Virginia è iscritta all’Accademia di San Luca, presentando come pièce d’introduction (Michel 1992) la Giuditta ora nel Musée des Beaux-Arts di Nantes.