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L’arte di morire bene (Marcella Boccia)

Mi hanno insegnato l’arte di sopravvivere,di ingoiare le spine senza sanguinare,di camminare sui chiodi senza inciampare.Mi hanno detto che il dolore si domacome un cavallo selvaggio,che basta stringere i dentie aspettare che passi.Ma io ho imparato l’arte di morire bene,con la grazia delle foglie d’autunnoche non urlano quando cadono,con la dignità di una statua etruscache sorride ancora dopo millenni sottoterra.Ho imparato dai vecchi di Napoliche parlano con i mortie li salutano ogni mattina,ho imparato dai poeti impiccatiche la parola finepuò essere scritta con una corda.Ho imparato che il cappioè una promessa mantenuta,che c’è più libertà in un nodo scorsoioche in mille giorni a marcire in questa gabbiache chiamano vita.Non c’è bisogno di drammi,di lettere lasciate sul tavolo,di candele accese nel buio.Si muore bene come si vive male:in silenzio,senza disturbare nessuno.E quando verranno a cercarmi,troveranno solo una stanza vuota,una finestra aperta,una città che continua a respirarecome se nulla fosse mai accaduto.Perché l’arte di morire beneè saper svanire senza fare rumore,lasciare il mondosenza chiedergli più nulla.E se esiste un Dio lassù,che mi guardi negli occhie impari da mecome si fa.



(Libro: “Il cappio” di Marcella Boccia)