La cravatta degli uomini liberi (Marcella Boccia)
Li vedi ogni mattina,scesi dai treni come soldati senz’armi,negli occhi il riflesso smortodi schermi luminosi,nelle mani una tazza di caffèche non scalda niente.Hanno il nodo stretto alla gola,perfetto, simmetrico,un’illusione di controllomentre il respiro si fa corto,mentre il cuore martellail tempo della resa.Camminano tra i palazzi di vetro,le scarpe lucide come specchiche non riflettono nulla.Dicono “sto bene”con la voce piattadi chi ha dimenticato cosa significhistare bene davvero.La cravatta degli uomini liberili strangola piano,senza far rumore,senza lasciare segni.È un cappio educato,accettato,indossato con orgogliocome un blasone di morte lenta.E così marciano,ogni santo giorno,verso uffici che sono templi del nulla,verso case che sono gabbie dorate,verso letti dove l’amoreè un’abitudine senza più calore.Ma guai a parlare di libertàa chi si è venduto la pelleper uno stipendio a fine mese.Guai a dire che il ventonon ha mai portato cravatte,che i poeti muoiono giovaniperché nessuna corda li tiene fermi,che i folli ridonoperché sono gli unicia non aver bisogno di un cappioper sentirsi vivi.
(Libro: “Il cappio” di Marcella Boccia)