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“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”
Sono parole che sconcertano, che destabilizzano, che sembrano contraddire l’immagine di Gesù come Principe della pace. Eppure, proprio in questa apparente contraddizione si nasconde una delle verità più potenti del Vangelo: l’amore di Dio non è mai neutrale, non lascia nulla come prima.
È fuoco che brucia, purifica e rinnova.Il fuoco, nella Scrittura, è simbolo ambivalente: giudizio e purificazione, ma anche presenza di Dio. È il roveto ardente da cui Dio parla a Mosè, è la colonna di fuoco che guida Israele nel deserto, è la fiamma della Pentecoste che scende sugli apostoli e li trasforma in testimoni coraggiosi. In Gesù, questo fuoco diventa l’azione dello Spirito Santo che consuma ciò che è falso e accende ciò che è autentico.Per questo Gesù parla anche di “divisione”. Non perché sia venuto a distruggere i legami, ma perché il Vangelo chiede scelte radicali.
Non permette compromessi. Non accetta mezze misure. Accogliere Cristo significa riorientare la vita a partire da Lui: e questo, inevitabilmente, provoca incomprensioni, contrasti, rifiuti.Viviamo in una società che ci spinge sempre al “di più”: più successo, più denaro, più esperienze, più visibilità.
Ma questa corsa non sazia, lascia vuoti, stanchi, irrealizzati. Il Vangelo, invece, non aggiunge un altro “di più”: propone l’“unico necessario”. Non ci invita ad accumulare, ma a scegliere.
Non a correre ovunque, ma a mettere Dio al centro.E qui si accende la domanda più radicale: dov’è il fuoco nella mia vita?
Cosa mi brucia dentro al punto da orientare le mie scelte, il mio tempo, la mia energia? È un fuoco che illumina e riscalda… o vivo una fede tiepida, che non accende nessuno?Il mondo non ha bisogno di cristiani spenti, di coscienze addormentate, di comunità tiepide. Ha bisogno di donne e uomini che ardono. Che non hanno paura di lasciarsi purificare, di pagare il prezzo della fedeltà, di portare nel cuore un fuoco capace di cambiare se stessi e chi incontrano.Gesù non è venuto a distribuire un calmante, ma ad accendere un incendio d’amore. Non a mettere pace nel senso superficiale del quieto vivere, ma la pace profonda che nasce da cuori infuocati di Spirito.
E allora, la domanda che il Vangelo ci consegna oggi è bruciante:
Sto vivendo una fede che arde, capace di trasformare la mia vita e di incendiare il mondo con la speranza? O mi sto accontentando di una fede spenta, che non lascia traccia?