“Non potete servire Dio e la ricchezza.”
Il Vangelo di questa domenica ci sorprende con una parabola scandalosa: l’amministratore disonesto. Gesù non approva la truffa, ma loda l’astuzia, la capacità di muoversi, di non rimanere paralizzati davanti a una crisi. È un invito a riflettere: se i figli di questo mondo sanno impegnarsi con tanta creatività per ciò che passa, perché i figli della luce non dovrebbero mettere la stessa passione nelle cose che contano davvero?
Un amore che non si compra
Il cuore del messaggio non è economico, ma spirituale. Gesù ci mostra il rischio di misurare la vita solo in termini di profitto, immagine, possesso. Alla fine nessuno porterà con sé il conto in banca: ciò che resta è l’amore donato, il tempo speso per gli altri, la fedeltà alle relazioni vere.
La ricchezza che non logora
Il denaro non è demonizzato, ma relativizzato: può essere un mezzo, mai un fine. Quando diventa un idolo, ci ruba la libertà e corrompe il cuore. La vera ricchezza è quella che nessuna crisi economica potrà mai distruggere: la verità, l’amore, la vita spesa per il Regno.
Cristiani intelligenti e appassionati
Il Vangelo ci chiede di non vivere tiepidi o mediocri, ma di essere creativi nella fede, coraggiosi nell’amore, determinati nel servire Dio con la stessa energia che tanti dedicano al denaro o al successo. È la sfida a investire i nostri talenti e il nostro tempo non solo per noi stessi, ma per ciò che davvero rimane.
Una domanda che brucia
Se oggi Gesù guardasse come investo le mie energie, il mio tempo e i miei doni, direbbe che sto servendo davvero Lui o che sto servendo soltanto me stesso?