«Accresci in noi la fede!»
Il Vangelo di questa domenica mette sulle labbra degli apostoli una preghiera che è anche la nostra: la richiesta di più fede. Quante volte, davanti a malattie, fallimenti, solitudini o crisi, abbiamo sussurrato la stessa invocazione: “Signore, dammi più fede, perché così non ce la faccio”. È la sete più profonda del cuore umano.
Il seme che basta
Gesù risponde con un’immagine sorprendente: basta un granello di senape. Non una fede enorme, ma una fede piccola e autentica. Non la quantità, ma la qualità. Come una candela in una stanza buia, che non toglie tutte le ombre ma cambia l’atmosfera. Come un respiro o un battito: piccolo, ma vitale.
La costanza che costruisce
La fede non nasce tutta in un giorno, ma cresce come un allenamento quotidiano. Come nello sport, nelle relazioni, nei ricominciamenti dopo i fallimenti: un passo alla volta, un “sì” alla volta. Non è spettacolo né emozione passeggera: è fedeltà, pazienza, perseveranza.
Servi inutili?
Gesù aggiunge una parabola che ci spiazza: “siamo servi inutili”. Non significa che non abbiamo valore, ma che l’amore non si misura in produttività o risultati. In un mondo che calcola tutto — like, consensi, prestazioni — Gesù ci libera: non dobbiamo dimostrare nulla a Dio, perché siamo già amati.
Una rivoluzione silenziosa
La fede non è fatta di gesti spettacolari, ma di un modo straordinario di vivere l’ordinario. È un piccolo seme che cambia tutto. È come una password: fragile all’apparenza, ma capace di aprire mondi interi. Così una fede autentica, anche minima, spalanca l’accesso al cuore stesso di Dio.
La domanda che resta
E allora, la vera sfida: cerchiamo una fede “grande” da mostrare agli altri, o coltiviamo con amore il piccolo seme che può cambiare la vita nostra e di chi ci sta accanto?