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La riflessione di questa domenica si incentra sulla figura del Buon Pastore, sviluppando un'esegesi profonda del brano giovanneo (Gv 10,27-30) in cui Gesù definisce il rapporto tra sé e i suoi fedeli attraverso l'immagine delle pecore che ascoltano la sua voce. L'omelia si apre con un riferimento all'attualità ecclesiale, rendendo grazie per l'elezione del nuovo pontefice e affidandone il ministero al Pastore supremo, per poi addentrarsi nell'analisi teologica del testo evangelico.
L'esegesi si articola attorno a tre elementi fondamentali che strutturano la relazione tra Cristo e i credenti: l'ascolto, la conoscenza e l'appartenenza. Il primo elemento – "le mie pecore ascoltano la mia voce" – viene interpretato non come semplice percezione uditiva, ma come orientamento esistenziale che determina le scelte quotidiane. La domanda provocatoria "Qual è la voce che guida le vostre giornate?" invita ad un esame delle priorità interiori, mettendo in luce come spesso lo smarrimento spirituale derivi non tanto dalla "cattiveria" quanto dalla "distrazione", dal cedere all'assordante rumore del mondo a scapito della voce divina che chiama nel silenzio.
Particolarmente significativa è l'interpretazione del verbo "conoscere" secondo la sua accezione biblica. Non si tratta di una cognizione intellettuale o esteriore, ma di una penetrazione amorosa nel cuore dell'altro, una partecipazione intima alla sua vita. Il testo evidenzia come questa conoscenza divina implichi sia la comprensione delle fragilità umane ("So quando piangi e fai finta di star bene") sia la fedeltà incondizionata della chiamata per nome, anche quando ci si percepisce come "un numero, un fallimento, un errore".
Il terzo elemento – "Nessuno le strapperà dalla mia mano" – viene presentato come la rivelazione più sconvolgente del brano, in contrasto con l'esperienza comune della perdita e della precarietà. Questa promessa di custodia eterna diventa fondamento di una speranza che trascende le circostanze mutevoli dell'esistenza: "In un mondo dove tutto può essere perduto – l'amore, la salute, il lavoro, la pace – Gesù dice: Tu, no. Tu non andrai perduto".
La riflessione si conclude con un'interpellazione diretta all'ascoltatore attraverso la domanda cruciale: "Mi segui?". L'esegesi sottolinea come questa domanda non sia un'imposizione ma un invito, non un giudizio ma un coinvolgimento che richiede una risposta personale. La sequela viene così presentata non come pratica religiosa occasionale ("Non solo la domenica"), ma come orientamento totalizzante della vita, specialmente nelle situazioni di difficoltà, incertezza e chiamata al cambiamento.