Unidicesimo episodio di “L’Invisibile Addosso”: Note di Mare.
C’è un odore che non ha corpo eppure esiste. È l’odore del mare, o forse della sua assenza. Quando l’acqua si ritira lascia sulla pelle una scia impercettibile: un niente che brucia, un’eco salata che somiglia al desiderio. È ciò che resta dopo il bagno, quando il sole asciuga la pelle e il vento solleva ricordi. In profumeria le note marine non sono naturali.
Non provengono da fiori o frutti, ma da molecole create in laboratorio per imitare il respiro delle onde. Tutto è cominciato con Calone 1951, una sostanza dall’odore inconfondibile di acqua salata, melone acerbo e metallo. La sua struttura chimica ricorda quella di alcune molecole del plancton, ed è forse per questo che ci evoca un senso di immensità e di nostalgia. Introdotto dalla Pfizer, il Calone ha rivoluzionato la profumeria degli anni ’90, permettendo di “profumare l’acqua”. Da allora sono nate fragranze come L’Eau d’Issey Miyake o Acqua di Giò, leggere, trasparenti, quasi spirituali: non il mare reale, ma la sua idea.
Profumano di luce, di pelle riscaldata dal sole, di libertà. Le note marine più complesse uniscono muschi bianchi, cedro, vetiver e accenti floreali come peonia o loto. Sono architetture delicate che ricreano la sensazione dell’aria umida, della sabbia bagnata, dell’orizzonte aperto. Non raccontano il porto o le alghe, ma la memoria del mare: la partenza, il ritorno, la nostalgia. Profumarsi di mare è un gesto fragile. È il desiderio di portare addosso qualcosa che non si può trattenere, come chi indossa un profumo per dire: “Sono stato felice. Tornerò.”
L’arte, come il profumo, sa evocare quel mistero invisibile. Davanti a Impression, soleil levant di Monet, sembra di percepire il vapore dell’alba sull’acqua. Nella Grande Onda di Kanagawa di Hokusai si sente la forza salata del mare che esplode e trattiene il respiro. In Turner, il mare non si vede ma si intuisce nella luce sospesa, come un sogno liquido. Il mare non si può spiegare, diceva Baricco, “sta lì e basta”. E Neruda aggiungeva: “Ho bisogno del mare perché mi insegna.”
Forse il mare più vero è quello che non si vede: quello che resta sulla pelle, nella memoria, in un flacone.
Perché il mare, come un profumo, non si possiede — si ricorda.
Il core business di Ephèmera Firenze è lo Scent Identity Design: l’arte di creare fragranze che diventano la firma invisibile di un brand. Un profumo non è un semplice ornamento, ma un’architettura immateriale: racconta valori, riflette una personalità e lascia un’impronta che la memoria custodisce più a lungo di parole e immagini.
La nostra visione, però, va oltre i brand. Con le Perfume Experience e i Team Building Olfattivi accompagniamo persone e team aziendali a scoprire il profumo come linguaggio di identità ed emozione. Nei nostri workshop prendono vita fragranze per la pelle, per gli spazi o persino veri e propri loghi olfattivi: esercizi di creatività, coesione e narrazione condivisa.
Dalla suite su Ponte Vecchio, con lo sguardo rivolto all’Arno e agli Uffizi, il profumo si intreccia con arte, musica e artigianato, trasformando l’istante in memoria. E non solo a Firenze: le nostre esperienze viaggiano in tutta Italia, nel mondo e direttamente presso i nostri clienti. Che sia personale, aziendale o familiare, ogni creazione è più di un profumo: è una storia che vive nel più potente dei sensi.