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Memorie di Mario Picciòli, deportato nei campi di concentramento di Mauthausen, Ebensee e Linz III e sopravvissuto

Scesi dal treno, ci misero in fila per cinque. Iniziammo a salire una collina sempre incalzati dall'urlo dei soldati “los, los” ci urlavano, “in fretta, in fretta”. Quelle furono le prime parole che ci dissero. In quei quindici mesi passati nei campi avrei imparato a riconoscere le parole peggiori, gli ordini, le offese. Erano quelle le uniche parole che ci dicevano. Passammo anche dal paesino senza che nessuno si affacciasse alle finestre o uscisse fuori dalle porte, non vedemmo anima viva. Arrivammo al campo, sul portone ricordo che c'era una grande aquila in bronzo o di qualche altro materiale. Sempre in fila per cinque ci misero in uno spazio fra le baracche e il muro di pietra del campo. Subito un ufficiale tedesco ci fece un breve discorso in italiano, un italiano comprensibile. Ci disse tutto quello che non dovevamo fare per non essere uccisi, ci dettò subito le regole del campo. Fece questo discorso su un piedistallo di legno mentre attorno a noi c'erano altri personaggi che poi avremmo imparato a conoscere: i kapò, i nostri aguzzini. Finito il discorso dell'ufficiale, i kapò ci tolsero tutto quello che avevamo addosso, catenine, orologi, anelli, tutto, e ci fecero spogliare. Rimanemmo nudi. Poi ci indirizzarono verso una scala, che c'è ancora, che portava al sottosuolo.

Lettura tratta dal libro di Mario Picciòli, “Da San Frediano a Mauthausen. Testimonianze di un ex deportato nei lager nazisti”, a cura di Bruno Confortini, Comune Network, 2007

Memorie di Resistenza fiorentina è un progetto, realizzato dal Comune di Firenze, che raccoglie storie di persone che hanno contribuito alla Resistenza delle città con l’obiettivo di promuovere un patrimonio di memoria storica collettiva.