La banda Martelloni prende il nome dal suo capo, Giovanni Francesco Martelloni, capo dell'Ufficio Affari Ebraici della Prefettura di Firenze durante la Repubblica Sociale Italiana
Piero Koch, Mario Carità, Cecchi, Gino Bussotti e Dante Bianchini. Ma in questi giorni in Assise essi compaiono solo coll'accusa di razzie, rapine, furti, sequestri arbitrari. Questa, infatti, la materia del processo, volutamente ristretto a questi capi d'imputazione. Ragion per cui alle udienze, anche quando a discorrere non sono le solite scialbe figure di ricettattori ma imputati di maggior mole come il Passetti, il Pastacaldi ed il Cialdi si sente parlar solo di mobili razziati, preziosi fatti sparire nelle proprie tasche come giochi di prestigio, ricevute non date, e somme di denaro indebitamente arraffate. La musica, forse, cambierà oggi, allorchè cominceranno a comparire le parti lese e i testimoni. E allora sarà, purtroppo, una ben triste musica: al racconto dei mobili rubati, si mescolerà anche il racconto delle deportazioni, dei marchi sul braccio dei campi di Auschwitz, di Mauthausen, di Dachau, delle camere a gas, dei suicidi per disperazione.
Lettura tratta dall'articolo di Oriana Fallaci, “Sui tedeschi e sui morti si tenta di scaricare le responsabilità”, pubblicato sul quotidiano “Il Mattino dell'Italia Centrale” dell’11 luglio 1950
Memorie di Resistenza fiorentina è un progetto, realizzato dal Comune di Firenze, che raccoglie storie di persone che hanno contribuito alla Resistenza delle città con l’obiettivo di promuovere un patrimonio di memoria storica collettiva.