La morte del piccolo Paolo Ichino e la disperazione della madre Anna Maria Ichino, antifascista e membro attivo della Resistenza fiorentina Paolo Ichino, non ha ancora dieci mesi quando muore il 17 agosto 1944, dopo sei giorni d'agonia per aver, forse, bevuto dell'acqua inquinata mentre è sfollato con la madre e Carlo Levi in Palazzo Pitti
Il piccino tornò a casa. E mentre tutti esultavano per la Liberazione di Firenze, Anna Maria Ichino si struggeva nel vedere il figlioletto divorato dalla febbre alta. Passarono altri sei giorni. Il 17 agosto nelle stesse ore in cui il vincitore, o almeno uno dei vincitori della guerra, Winston Churchill, entrava trionfante in Siena, liberata da un mese, un bambino, Paolino, moriva in Piazza Pitti 14. Erano le 16.30. Quel pomeriggio, Anna Maria Ichino, la mamma, rimase ferita da un dolore che non si rimarginò mai. Un dolore immenso come quello che si legge sul volto della Madonna nella Deposizione del Pontormo, custodita nella chiesa di Santa Felicita, la chiesa di Paolino, a due passi dal Ponte Vecchio. Di quella sua breve esistenza non è rimasta traccia neppure nel registro parrocchiale, tenuto da quindici anni da don Luigi Gargani. La guerra fece sospendere qualsiasi annotazione fra giugno e il 23 agosto 1944. Ma questo non significa che Paolino non abbia potuto ricevere l'ultima benedizione.
Lettura tratta dal libro di Nicola Coccia, “L'arse argille consolerai. Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti”, pubblicato da edizioni ETS nel 2015
Memorie di Resistenza fiorentina è un progetto, realizzato dal Comune di Firenze, che raccoglie storie di persone che hanno contribuito alla Resistenza delle città con l’obiettivo di promuovere un patrimonio di memoria storica collettiva.