Grazia Apisa legge: Le stanze della giovinezza - di G. Apisa
Musica: Ludovico Einaudi - The crane dance
Pubblicata nell'opera edita in proprio I giorni del silenzio (novembre 2016)
Le stanze della giovinezza
C’erano verdi occhi e sguardi di luce
C’erano sinfonie che suonavano dentro
C’erano luci e lacrime
sorrisi mai spenti
La terra già tremava sotto verdi germogli
Sorrideva anche il canto degli usignoli all’alba
Non si contavano i minuti
Era il tempo a venirci incontro
Allora si leggevano lettere
e si spedivano pensieri
Le rimembranze risorgevano
Come fuoco sotto la cenere illumina una buia stanza
le stanze della giovinezza ritornavano a cercarci
I pianti si allontanavano
quasi un gioco di memorie
rispecchianti frammenti d’infinito
Ma arrivava sempre troppo presto l’attimo dell’addio
come un arrivederci impossibile
o troppo lontano
Allora iniziava il pianto dell’anima
e l’assenza era come un annegare di giorni
senza tempo
Aveva il sapore della morte
quando si presenta improvvisa
o arriva piano piano
nel battito più lento della vita
Ma piano piano si esaurì anche il pianto
Non ritornammo più sui ricordi
ormai lontani
In questa lontananza-assenza
rientrammo in noi
come nel luogo sacro di un ricordo
che si sta spegnendo
Quasi antica vestale ne tenni acceso il fuoco
Ma nel tempo che passava
come debole fiaccola
si spense
Vagammo a lungo tra ricordi ed ombre
Euridice moriva ad ogni istante
inseguendo l’impossibile
finché una notte nel buio scantinato
il piccolo fanciullo la colpì sulla testa
e le tolse ogni illusione del suo perduto amore
Ora i giorni trascorrono lievi
e gli anni che restano si accorciano
come abiti smessi di bambini che non crescono più
mentre cambia la moda del tempo
Ma non abbiamo fretta noi
d’incontrare la fine dei giorni
Basta un attimo estatico e il tempo non esiste
Allora qui oltre il tempo
quasi sogno
inizia il canto
Genova, 18 aprile 2016